il manifesto
Sui quasi 200 mila iscritti alla Federazione dei lavoratori della conoscenza (Flc) della Cgil, 70 mila sono precari nella scuola, nell’università e nella ricerca. Negli ultimi quattro anni il sindacato guidato da Domenico Pantaleo, riunito a congresso nella città della scienza a Napoli a poco più di un anno dopo dall’incendio doloso, ha registrato un aumento di più di 10 mila iscritti e nelle ultime elezioni alle Rsu ha registrato l’avanzata più forte tra i sindacati nel pubblico impiego.
Come altri sindacati del pubblico impiego, anche la Flc ha affrontato le conseguenze della legge Brunetta e dei tagli da 10 miliardi di euro all’istruzione. Occupandosi di lavoro cognitivo, ha compreso la necessità di adottare strumenti diversi per affrontare il precariato nella ricerca e nella scuola che è molto simile a quello di altri settori privati.
Ancor prima che lo facesse Landini e la Fiom, la Flc ha iniziato a parlare di reddito minimo e di welfare universale. Pantaleo punta su questo per rilanciare il senso e la funzione di un sindacato in grave crisi di rappresentanza. Al congresso di Rimini porterà un emendamento sul reddito all’azione 8 del documento di maggioranza, firmato dalla Fiom, che ha ottenuto il 68% dei consensi nelle assemblee di base.
«L’identità della categoria è cambiata, oggi Flc riesce ad esprimere una forte capacità di proposta politica – afferma Pantaleo in una pausa dei lavori del congresso — Il reddito e la riforma del Welfare sono strumenti essenziali per ricomporre un mondo del lavoro in frantumi».
Diventeranno mai l’oggetto di una lotta della Cgil?
Me lo auguro. Se non innoviamo, resteremo quelli che rappresentano solo la categoria dei dipendenti, mentre la precarietà sarà tra poco maggioritaria.
Il Def prevede un nuovo calo della spesa per gli stipendi nella scuola, già tagliata fortemente dal 2009. Come reagirete?
Il governo Renzi non deve compiere alcun atto unilaterale, altrimenti noi siamo pronti ad aprire un duro conflitto. In questi anni il pubblico impiego, e soprattutto scuola e università sono stati dissanguati dai tagli che hanno causato una riduzione dei dipendenti. Bisogna sbloccare i contratti, riportare al 100% il turn-over nell’università e nella ricerca.
In che modo è possibile recuperare queste risorse?
Dal taglio delle spese militari e degli F35, da una patrimoniale e dalla lotta all’evasione fiscale. Bisogna inoltre sganciare le spese per istruzione e ricerca dal vincolo del 3% sul Pil.
Non crede che gli 80 euro in busta paga o i 3,7 miliardi per l’edilizia scolastica siano un segnale di buona volontà del governo?
Sono misure positive, ma non sostituiscono la necessità del rinnovo dei contratti e il blocco della spending review sugli stipendi. Ciò che i dipendenti hanno perso in questi anni è superiore a quanto il governo dice di volere restituire.
Il ministro dell’Istruzione vuole premiare il merito e non l’anzianità dei docenti. Ritiene sia una sfida frontale ai sindacati?
Il ministro Giannini fa continue e confuse dichiarazioni. Nella scuola non ci sono solo docenti, ma i precari, il personale Ata. Se vuole usare le poche risorse solo per una categoria, scatenando una guerra con tutte le altre, lo dica subito. Troverà la nostra opposizione.
Il governo vi sfida sul merito
Il merito è importante, ma presuppone l’uguaglianza nelle retribuzioni. Diversamente da quanto pensa Giannini, l’anzianità di servizio è una voce importante in tutti i sistemi valutativi europei e contribuisce al riconoscimento della professionalità. Per noi la priorità è il salario, si mettano in campo i fondi e discutiamo su tutto.
Le polemiche tra Camusso e Landini hanno mostrato le divisioni della Cgil. Cosa accadrà al congresso?
Dovrebbe concentrarsi sul futuro della Cgil, il vero tema. Credo che l’unità vada ricomposta, superando contrapposizioni e diffidenze sul testo unico della rappresentanza. Bisogna trovare una mediazione.
Quale?
Considerato che la consultazione è stata positiva, in fase di applicazione dell’accordo bisogna mettere dei paletti come la garanzia di sedere ai tavoli a chi supera il 5% della rappresentanza, sottoporre gli accordi decentrati ai lavoratori, eliminare le sanzioni ai delegati.